L'utilizzo dei fondi di Next generation Eu richiede un'architettura istituzionale adeguata per gestire con efficacia e tempestività le risorse destinate dall'Europa all'Italia (fino a € 209 miliardi) e non perdere un'occasione irripetibile di rinnovamento del paese. Questa convinzione ha spinto Assonime, l'Associazione delle Società per Azioni, a elaborare un articolato progetto di assetto istituzionale che formalizzi poteri e responsabilità e metodo di lavoro. Il progetto è stato pubblicato e inviato agli Organi istituzionali competenti. Il progetto muove dalla convinzione che: la gestione di Next Generation Eu richieda la maggiore condivisione possibile a livello politico (tra maggioranza e opposizione) e istituzionale (tra governo e parlamento, le amministrazioni centrali e quelle periferiche, le istituzioni e i principali stakeholder nell'economia e nella società).
Il Rapporto è stato redatto da un gruppo di lavoro, coordinato dal Direttore generale dell'Associazione Stefano Micossi e composto da Franco Bassanini, Ginevra Bruzzone, Marcello Clarich, Claudio De Vincenti, Bernardo Giorgio Mattarella, Andrea Montanino, Marcella Panucci, Paola Parascandolo e Luisa Torchia.
Il progetto di assetto istituzionale di Assonime si articola su tre livelli: politico, di coordinamento gestionale, operativo.
Livello politico
- Le proposte sulle priorità, l'allocazione delle risorse e le grandi direttrici per i progetti di investimento dovranno essere deliberate dal Consiglio dei ministri e approvate in Parlamento, per quanto possibile con la convergenza tra maggioranza e opposizione.
- Le proposte dovranno anche essere oggetto, per la parte di rilevanza territoriale, di approfondito confronto in sede di Conferenza unificata Stato-Regioni e Autonomie locali e di consultazione degli stakeholders e delle parti sociali.
- Il lavoro istruttorio verrà affidato al Comitato Interministeriale per gli Affari Europei (CIAE) e al suo interno a un Ministro senza portafoglio per il Recovery Plan le cui competenze saranno fissate con apposita delega del Presidente del Consiglio dei ministri. Esse dovranno coprire tutte le attività di proposta e monitoraggio dell'attuazione dei progetti e delle riforme del Piano azionale per la gestione del Recovery Plan.
Livello di coordinamento gestionale
- Il Ministro per il Recovery Fund dovrà essere coadiuvato da un Centro di coordinamento tecnico operativo, composto da un rappresentante dei Ministri competenti per materia e da un nucleo di selezionate figure di alto profilo tecnico.
- Il Centro di coordinamento tecnico curerà la selezione dei progetti nonché l'azione di stimolo e verifica delle iniziative delle amministrazioni competenti; opererà come punto di raccordo tra le amministrazioni pubbliche e tra queste e gli organismi della Commissione europea; assicurerà il monitoraggio pubblico e trasparente sullo stato di avanzamento dei progetti.
Livello Operativo
Il Centro di coordinamento dovrà poter contare su una rete tra le amministrazioni articolata su due livelli:
(a) l'Agenzia per la coesione territoriale, che si dovrebbe occupare specificatamente dell'accelerazione delle procedure decisionali e di spesa, dello scioglimento dei fattori di blocco e della rendicontazione a Bruxelles;
(b) i Responsabili per la Recovery and Resilience Facility (RRF), individuati da ciascun Ministero o Regione, cui affidare tutti i compiti dell'amministrazione di appartenenza connessi alla gestione del Piano.
Per quanto attiene alla selezione dei progetti, il Rapporto ne individua tre tipologie:
(a) progetti infrastrutturali di rilevanza nazionale (grandi reti stradali, ferroviarie, energetiche e di comunicazione, i grandi nodi logistici, gli interventi di rafforzamento del sistema sanitario), da definire e approvare con le procedure di gara europee;
(b) progetti di investimento di rilevanza regionale (ad es. la sistemazione idrogeologica del territorio, i sistemi di gestione dei rifiuti, il risanamento delle reti idriche); per questi, le regioni presenteranno i loro progetti al Centro di Coordinamento istituito presso la Presidenza del Consiglio, che le valuterà secondo le guidelines fissate dalle istituzioni europee;
(c) le misure di sostegno agli investimenti privati. Si tratta, in questo caso, di programmi nazionali di incentivazione e sostegno alla trasformazione energetica, tecnologica, dimensionale delle imprese e dell'intero sistema economico, che devono essere semplici nel disegno e facilmente attivabili, con un elevato grado di automatismo nell'erogazione dei finanziamenti.
Il Rapporto raccomanda anche di adottare una sequenza temporale nei progetti di spesa che consenta un impatto rapido sulla domanda aggregata: iniziando dalle spese per manutenzione di infrastrutture a rete e efficientamento (anche energetico) del patrimonio edilizio.
Infine, Assonime richiama ancora una volta l'attenzione sull'esigenza di semplificare drasticamente le procedure amministrative di spesa, tendendo conto che tutte le spese dovranno essere completate entro il 2026. Una ripetizione dei defatiganti compromessi al ribasso che hanno alla fine reso inefficace il recente decreto semplificazioni minaccerebbe la capacità di attuare le spese annunciate, conducendo l'Italia a perdere le ingenti risorse disponibili.