Assonime pubblica l'articolo che il Direttore Generale Stefano Micossi ha scritto per il sito InPiù.
La proposta di procedere subito all'Unione politica con chi ci sta
Ieri mattina un gruppo di (cinque) EuropEos – associazione semi-clandestina di grande influenza intellettuale sui temi europei – (tra i quali anch'io) ha pubblicato una proposta di rilancio dell'Unione politica europea che rompe il consenso quasi unanime tra gli europeisti su due punti: 1. riteniamo che il tempo degli avanzamenti 'pragmatici' in risposta agli eventi non debba arrestarsi, ma non ci porterà all'Unione politica; 2. riteniamo che l'Unione politica non si può fare insieme a paesi che non ne condividono né i valori né l'obbiettivo minimo di arrivare a definire una politica estera e di difesa comune, una politica energetica comune e una politica di bilancio comune (con capacità fiscale permanente).
Il discorso di Draghi a Strasburgo propone coraggiosi avanzamenti di metodo e di contenuto dell'Europa federale, ma non è lucido su un punto chiave: sembra pensare di poterlo fare continuando ad allargare l'Unione ai Balcani, all'Ucraina e dio solo sa a quanti altri Stati. Il punto emerso con chiarezza negli ultimi anni è che questi paesi possono essere incoraggiati a condividere i benefici della moneta o del mercato unico, ma non sono possibili partner per una unione politica, in primis perché non condividono con noi i valori fondamentali di democrazia e stato di diritto che sono il nostro tratto distintivo di europei. È emerso con chiarezza anche che i piccoli o grandi avanzamenti funzionali non ci daranno la condivisione di sovranità necessaria per caratterizzare l'unione politica. Basti guardare ai cantieri sempre incompiuti dell'Unione bancaria, della capital market union, del bilancio comune, del procurement e della forza di reazione militare comune, eccetera – per capire che su tutto il fronte siamo impantanati.
Di qui la nostra proposta di chiedere un rilancio hic et nunc dell'unione politica da parte dei paesi fondatori e gli altri della zona euro che ci stanno, con una iniziativa diretta allo scopo e non intermediata da mille passaggi che non arrivano mai allo scopo. Pensando a una Unione a tre cerchi concentrici: il primo dei paesi disposti a condividere la sovranità; il secondo del 'mercato', più o meno com'è ora; e il terzo cerchio degli 'incompatibili', tenuti in una posizione di partnership più lasca, nella quale possano avere accesso al nostro mercato e anche ai nostri finanziamenti per lo sviluppo, ma non possano mai (almeno nel futuro prevedibile) essere coinvolti nei processi di condivisione della sovranità. Chiedendo inoltre a Draghi di prendere lui l'iniziativa e di convocare una nuova "conferenza di Messina", sulla scorta di quella che nel 1955 lanciò la CEE. Sottolineo che non si tratta di immaginare una nuova complessa architettura: basta condividere alcuni principi chiave sulla messa in comune di aspetti della sovranità e sulle procedure per decidere (mai più all'unanimità).