Assonime pubblica l'articolo che il Direttore Generale Stefano Micossi ha scritto per il sito InPiù.
Le proposte di Macron e del Rapporto sul futuro dell'Unione
Il dibattito sul futuro dell'Europa ha ripreso vigore dopo le elezioni francesi. Intanto, la Conferenza sul futuro dell'Europa ha presentato il suo Rapporto conclusivo al parlamento europeo lunedì scorso 9 maggio, nel giorno dell'Europa. Il documento è un libro dei sogni, ma alcuni di questi sogni sono piuttosto concreti e sono rafforzati dall'ampia partecipazione di cittadini alle piattaforme della Conferenza. Si chiede, tra l'altro, di mettere mano ai Trattati per migliorare trasparenza, capacità di decidere e legittimità delle istituzioni europee e del loro decision-making, e si propone l'elezione diretta del presidente della Commissione. Questa sola misura rovescerebbe il rapporto tra Commissione e Consiglio, portando la prima al vertice. Difficile arrivarci se al tempo stesso non si prevede anche di unificare le due presidenze – come il Trattato di Lisbona già consente, grazie alla lungimiranza di Giuliano Amato (a quel tempo, vicepresidente della Convenzione che doveva redigere il nuovo Trattato costituzionale europeo). Il Parlamento europeo ci ha aggiunto del suo, deliberando la richiesta di convocare una Conferenza intergovernativa per la revisione dei Trattati. Parlando pochi giorni prima davanti al Parlamento europeo, a Strasburgo, Draghi aveva invocato un'accelerazione decisa del processo d'integrazione. Macron, forte della sua rinnovata legittimazione elettorale, è andato più in là: ha detto che è d'accordo con la richiesta del Parlamento europeo di convocare una Conferenza intergovernativa, sottolineando però l'esigenza di raggiungere prima un accordo sul punto di arrivo di tale Conferenza – cosa che implica un avvio immediato delle discussioni tra gli stati membri.
Ha poi detto esplicitamente due cose: la prima è che avanti tutti insieme verso più forti istituzioni politiche non si può andare e, dunque, bisogna iniziare a lavorare con quelli che sono disposti ad avanzare su temi come il voto a maggioranza e nuovi trasferimenti di sovranità. Il suo riferimento all'esigenza di riunire i capi di stato dei paesi dell'eurozona sembra indicare in quest'area la sede per tali iniziative più avanzate. La seconda cosa che ha detto è che i nuovi Paesi che bussano alla porta, tra i quali l'Ucraina, devono trovare una risposta istituzionale diversa e anticipata rispetto all'ingresso nell'Unione, che richiederà molto tempo; questa soluzione può essere quella indicata molti anni fa da Mitterrand di una Confederazione europea nei quali quei Paesi possano avere accesso rapido ai benefici dell'Unione e partecipare alla sua vita politica, seppure in una posizione sussidiaria. Chi chiede oggi rapide accelerazioni del processo di allargamento non aiuta l'integrazione e l'avanzamento dell'Europa politica – come i tre lustri trascorsi dall'allargamento ai Paesi dell'Est europea mostrano purtroppo inequivocabilmente. La proposta di Macron non è molto diversa da quella avanzata qualche giorno in Italia fa da un gruppo di cinque EuropEos di strutturare la nuova Europa in tre cerchi concentrici, tra i quali il primo destinato a diventare il nucleo dell'Europa politica. La levata di scudi pregiudiziale dei federalisti tradizionali ha mostrato che la proposta è veramente buona. Grazie a Macron, il dibattito prossimo futuro sarà organizzato inevitabilmente attorno a quella ipotesi.