Assonime pubblica l'articolo che il Direttore Generale Stefano Micossi ha scritto per il sito InPiù.
Dopo le previsioni Ue sull'inflazione la Bce dovrebbe alzare i tassi rischiando la recessione
Le nuove previsioni della Commissione europea sull'inflazione chiudono gli spazi di manovra alla BCE, che non potrà evitare l'aumento dei tassi ufficiali nella riunione di luglio. Il mantra per cui andavano prima terminati gli acquisti, e solo dopo alzati gli interessi, è caduto. La Commissione stima che il tasso d'inflazione nell'area euro (e nell'Unione) sarà quest'anno del 6,1 per cento, l'anno prossimo del 2,7 per cento. Più preoccupante, il tasso di inflazione 'core', escluse le componenti più volatili (energia e beni alimentari), sarà sopra il 3 per cento sia quest'anno, sia l'anno prossimo, indicando una persistenza preoccupante dell'inflazione 'di fondo'. Ricordo anche che l'obbiettivo d'inflazione della BCE è fissato al 2 per cento; il persistere di deviazioni così importanti dall'obiettivo per un periodo prolungato pone problemi di credibilità della banca centrale, che prima o poi rischiano di emergere.
D'altronde, un aumento dei prezzi così cospicuo corrisponde a un multiplo dell'incremento dei salari, creando un effetto di compressione dei redditi reali e, presumibilmente, della domanda di beni di consumo. La Commissione ritiene che questo effetto depressivo sulla crescita possa essere contrastato dalla diminuzione della propensione al risparmio, date le ampie disponibilità liquide accumulate dalle famiglie in tempo di pandemia. Se questo non avverrà, l'arrivo di una recessione diventerà molto probabile. Quindi la BCE deve accentuare la restrizione proprio quando la crescita rischia di scivolare in terreno negativo – mentre gli spazi di sostegno fiscale all'economia paiono anch'essi più ristretti, dopo le sostanziose spese di sostegno all'economia durante la pandemia. Un bel busillis da risolvere per la signora Lagarde.