IN PIU'

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  • 01/02/2022

    Assonime pubblica l'articolo che il Direttore Generale Stefano Micossi ha scritto per il sito InPiù.

    Ora Draghi proceda spedito all'attuazione del Pnrr

    Guardando sollevato alla rielezione di Sergio Mattarella – veramente grazie di cuore Presidente! -  il pensiero corre immediatamente alla favola delle api, un poemetto satirico scritto ai primi del Settecento da Bernard de Mandeville, nel quale si magnificava il benefico impatto sul bene pubblico dell'interazione di molti soggetti malintenzionati nella sfera privata. In effetti, il titolo originale della favola era "Alveare scontento: i furfanti resi onesti". Il titolo della versione definitiva, dopo vari rimaneggiamenti, era "La favola delle api, ovvero vizi privati, benefici pubblici". Esattamente questo è accaduto in un Parlamento diviso e in preda alla confusione: che però non ha esitato a mandare a quel paese le pretese esagerate della presidente del Senato; né ad affondare il coniglio tratto da qualcuno dal cappello di mandare il capo dei servizi segreti al Quirinale (pare che anche Letta ci fosse quasi cascato). E che ha tributato un voto quasi plebiscitario al Presidente uscente (759 voti), seguito subito dal plauso entusiasta dell'intero paese.

    Vedo due conseguenze. La prima: ora Draghi non ha più bisogno, per andare avanti, di ammiccare ai leader dei partiti che lo sostengono. Per rispettare le scadenze imposte dal Pnrr entro la fine di giugno, il governo dovrà agire a tamburo battente, senza tempo per i giochetti. L'ombrello protettivo del Quirinale, ora ristabilito, garantisce l'agibilità politica più di prima. Secondo: il centrodestra non esiste come linea politica per il governo del paese, è solo il prodotto di una illusione (siamo maggioranza nel paese). Non c'è nulla in comune, nella linea politica, tra la galassia centrista (Toti, Brugnaro, Casini, Lupi, Carfagna, Gelmini, ecc.), da un lato, e la Meloni e Salvini dall'altro. L'idea di conquistare il potere insieme per poi spartirselo non avrà mai il sostegno degli elettori moderati, dei quali sono espressione anche i governatori di regione leghisti, che non si possono fidare dell'antieuropeismo di Salvini e del nazionalismo della Meloni. Per giunta, questi non hanno né le personalità per governare, né i necessari legami con le famiglie politiche che governano gli altri paesi europei. Se Renzi e Calenda smettessero di litigare tra loro, potrebbero collaborare anche loro alla costruzione di un centro ben più largo, che dia di nuovo una casa politica ai ceti borghesi.

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